RITORNO AL PARENTUCELLI-ARZELÀ
Incontro con gli studenti per l'ex presidente del Parco dei Nebrodi che da anni vive sotto scorta: "Nessuno di noi deve sentirsi esentato dal dovere di cittadinanza”.
(CLICCA QUI) Io ho una chiara idea di quello che significa morire: si può perdere la vita una sola volta in un attentato di mafia come stava succedendo a me, ma si può anche morire ogni giorno guardandosi allo specchio sentendosi “sporchi”, sapendo di non poter dire ai propri figli che la vita va vissuta con rettitudine e con la schiena dritta. Io, come tanti in questo Paese, sono fra coloro che pensano che valga la pena morire una volta sola ma scegliendo da che parte stare, perché lo Stato ce la può fare e le mafie possono essere battute”. Così Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco siciliano dei Nebrodi, che questa mattina è tornato al Parentucelli-Arzelà per incontrare gli studenti e trasmettere loro i valori dell’antimafia e raccontare la propria esperienza di amministratore che da anni vive sotto scorta per aver svolto il proprio dovere e aver combattuto in prima persona “La mafia dei pascoli”, contribuendo, con le sue denunce, alle recenti 91 condanne nel maxiprocesso sulle truffe all’Unione Europea controllate dalla criminalità grazie al sul protocollo poi diventato legge nazionale.
“Ogni anno incontro migliaia di studenti – ha sottolineato – perché la scuola è un elemento fondante della legalità, che ha surrogato nel Paese in momenti di particolare disattenzione. Continua ad essere un pilastro e io non smetterò mai di incontrare i ragazzi ai quali dobbiamo trasmettere l’importanza della credibilità. È necessario spiegargli che l’Italia ha la miglior normativa d’Europa e del mondo e il miglior testo antimafia che è la Costituzione. Nessuno di noi deve sentirsi esentato dal dovere di cittadinanza”.